Irienn ar Re Pazzi : diforc'h etre ar stummoù

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N'eo ket an tiegezh Pazzi a voe pennaozer an irienn. Ar re [[Salviati]], a oa arc'hantourien ar pab e Firenze, eo a oa e-kreiz an afer. N'eo ket sur e teuas ar soñj eus Firenze ivez. Marteze e teuas eus Roma, eus penn ar pab.
 
Ar pab [[Sist IV]] [[Della Rovere]], techet ken e oa da reiénreiñ kargoù hag enorioù d'e gerent ([[nepotegezh]] a vez graet eus se) a oa bet dilennet e 1471, ha bec’h en doa gant ar re Medici diwar-benn kêrioù Imola ha Faenza, a oa da Firenze, hag en devoa c’hoant da brenañ da reiñ d’e niz muiañ-karet [[Girolamo Riario]]. Prenet e oa bet gant skoazell an ti-bank Pazzi petra bennak m'en devoa prometet [[Francisco de Pazzi]] da Lorenzo ne sikourfe ket ar pab. Evit trugarekaat ar re Pazzi en doa prometet ar pab reiñ dezho mengleuzioù [[alum]] Tolfa, a-bouez evit livañ gloaneier ha danvezioù, un dra ret en armerzh Firenze.
 
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Il papa aveva anche già manifestato la sua opposizione ai Medici, esautorandoli dall'amministrazione delle finanze pontificie in favore della famiglia dei [[Pazzi]], appunto.
 
aveva manifestato infatti l'interesse ad impadronirsi dei ricchi territori fiorentini per i suoi nipoti, tra i quali il nobile [[Girolamo Riario]], e per le sue costose opere a [[Roma]] (come l'abbellimento e riorganizzazione della [[Biblioteca Vaticana]] da lui promosso). Egli inoltre vedeva con occhio sfavorevole le mire espansionistiche dei Medici verso la [[Romagna]].
 
Il papa aveva anche già manifestato la sua opposizione ai Medici, esautorandoli dall'amministrazione delle finanze pontificie in favore della famiglia dei [[Pazzi]], appunto.
Essi sostenevano davanti a Lorenzo che questo cambio di preferenza era dovuto solo ai loro meriti commerciali, non a scorrettezze, ma ''Il Magnifico'' probabilmente aspettò il momento giusto per vendicarsi di questo ''smacco'' commerciale. Tenere le finanze pontificie infatti portava enorme prestigio e ricchezza, sia dalle commissioni sui movimenti, sia dallo sfruttamento delle miniere di [[allume]] dei Monti della Tolfa, in territorio pontificio presso Civitavecchia, le uniche allora conosciute in Italia, garantendo il monopolio di questo insostituibile fissante per la tintura dei panni e per i colori delle [[miniature]].
 
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=== An irienn ===
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E-kreiz an [[oferenn-bred]], da vare ar [[Gorreoù]], pa oa daoulinet Giuliano ha Lorenzo, e lammas warne [[Francesco de Pazzi]] hag e gompagnuned, ur beleg en o zouez : 19 taol kontell a dapas Giuliano, koll e wad ha mervel. Lorenzo a voe gloazet, hag a gavas repu er sakristiri.
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Essendo però Giuliano ancora indisposto, [[Bernardo Bandini]] (il sicario destinato a Giuliano) e [[Francesco de' Pazzi]] decisero di andare a prenderlo personalmente. Nel percorso dal [[Palazzo Medici]] a [[Santa Maria del Fiore]], i cronisti ricordano come i congiurati abbracciassero a tradimento Giuliano per vedere se indossasse una cotta di maglia sotto le vesti, ma egli a causa di un'infezione ad una gamba era uscito senza indossare il solito giaco sotto le vesti, che lo proteggeva, e senza il suo "gentile", nome scherzoso con il quale usava chiamare il suo coltello da caccia, che gli sbatteva contro la gamba ferita. Quando arrivarono in chiesa la messa era già iniziata.
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==== An heuliadoù politikel====
 
=====Heuliadoù rak-tal=====
 
[[Jacopo de' Pazzi]] ne oa ket engortoz eus emzalc'h pobl Firenze. pa erruas er [[Piazza della Signoria]] gant ur strollad tud war varc'h o youc'hal "''Libertà!''" e krede e vije graet degemer brav dezhañ. E-lec'h kement-se en em gavas dirak un emsavadeg a-enep d'an iriennerien.
 
 
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Le truppe del papa e delle altre città che attendevano appostate attorno a Firenze, al suono delle campane sciolte si insospettirono e lo stesso Jacopo de' Pazzi uscì dalla città portando la notizia del fallimento, per cui non fu sferrato nessun attacco.
 
L'epilogo fu molto doloroso per i Pazzi e per i loro alleati tanto che entro poche ore dall'agguato [[Francesco de' Pazzi|Francesco]], ferito nell'agguato e rifugiatosi nella sua casa, e l'arcivescovo di Pisa [[Francesco Salviati (arcivescovo di Pisa)|Francesco Salviati]] penzolavano impiccati dalle finestre del [[Palazzo della Signoria]]. Al grido di "''Palle, palle!''", ispirato al blasone dei Medici, i [[Palleschi]] scatenarono infatti una vera e propria caccia all'uomo in città, che fu feroce e fulminea.
 
Pochi giorni dopo anche [[Jacopo de' Pazzi]] veniva impiccato, e anche il suo congiunto, non responsabile della congiura, [[Renato de' Pazzi]], e i loro corpi gettati in Arno. [[Bernardo Bandini]] riuscì a fuggire dalla città, arrivando a rifugiarsi a [[Costantinopoli]], ma venne scovato e consegnato a Firenze per essere giustiziato il [[29 dicembre]] [[1479]]. Il suo cadavere impiccato venne ritratto da [[Leonardo da Vinci]]. [[Giovan Battista da Montesecco]], sebbene non avesse partecipato all'esecuzione della congiura, venne arrestato e, dopo essere stato sottoposto alla [[tortura]], rivelò i particolari della macchinazione, compreso il coinvolgimento del papa, che egli additò come il principale responsabile. Fu decapitato. I due preti assassini vennero catturati pochi giorni dopo e linciati dalla folla: ormai tumefatti e senza orecchi, giunsero al patibolo in [[Piazza della Signoria]] e vennero impiccati.
 
Lorenzo non fece niente per mitigare la furia popolare, così fu vendicato senza che le sue mani si macchiassero di colpe. I Pazzi vennero tutti arrestati o esiliati e i loro beni confiscati. Fu proibito che il loro nome comparisse su alcun documento ufficiale e vennero cancellati tutti gli stemmi di famiglia dalla città, compresi quelli che erano presenti su alcuni fiorini coniati dal loro banco, che furono riconiati.
 
 
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==Conseguenze immediate==
 
[[Jacopo de' Pazzi]] aveva completamente sbagliato la valutazione della risposta della popolazione fiorentina. Quando si presentò in [[Piazza della Signoria]] con un gruppo di compagni a cavallo gridando "''Libertà!''" invece di essere acclamato venne assalito dalla folla in un incontenibile movimento popolare che dal Duomo a tutta la città si accaniva contro i congiurati.
 
Le truppe del papa e delle altre città che attendevano appostate attorno a Firenze, al suono delle campane sciolte si insospettirono e lo stesso Jacopo de' Pazzi uscì dalla città portando la notizia del fallimento, per cui non fu sferrato nessun attacco.
 
L'epilogo fu molto doloroso per i Pazzi e per i loro alleati tanto che entro poche ore dall'agguato [[Francesco de' Pazzi|Francesco]], ferito nell'agguato e rifugiatosi nella sua casa, e l'arcivescovo di Pisa [[Francesco Salviati (arcivescovo di Pisa)|Francesco Salviati]] penzolavano impiccati dalle finestre del [[Palazzo della Signoria]]. Al grido di "''Palle, palle!''", ispirato al blasone dei Medici, i [[Palleschi]] scatenarono infatti una vera e propria caccia all'uomo in città, che fu feroce e fulminea.
 
Pochi giorni dopo anche [[Jacopo de' Pazzi]] veniva impiccato, e anche il suo congiunto, non responsabile della congiura, [[Renato de' Pazzi]], e i loro corpi gettati in Arno. [[Bernardo Bandini]] riuscì a fuggire dalla città, arrivando a rifugiarsi a [[Costantinopoli]], ma venne scovato e consegnato a Firenze per essere giustiziato il [[29 dicembre]] [[1479]]. Il suo cadavere impiccato venne ritratto da [[Leonardo da Vinci]]. [[Giovan Battista da Montesecco]], sebbene non avesse partecipato all'esecuzione della congiura, venne arrestato e, dopo essere stato sottoposto alla [[tortura]], rivelò i particolari della macchinazione, compreso il coinvolgimento del papa, che egli additò come il principale responsabile. Fu decapitato. I due preti assassini vennero catturati pochi giorni dopo e linciati dalla folla: ormai tumefatti e senza orecchi, giunsero al patibolo in [[Piazza della Signoria]] e vennero impiccati.
 
Lorenzo non fece niente per mitigare la furia popolare, così fu vendicato senza che le sue mani si macchiassero di colpe. I Pazzi vennero tutti arrestati o esiliati e i loro beni confiscati. Fu proibito che il loro nome comparisse su alcun documento ufficiale e vennero cancellati tutti gli stemmi di famiglia dalla città, compresi quelli che erano presenti su alcuni fiorini coniati dal loro banco, che furono riconiati.
 
==Conseguenze nel lungo periodo==