Poltred Elisabetta Gonzaga : diforc'h etre ar stummoù

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{{Taolenn | fichennaoueg_skeudenn=Raffael 045.jpg
| titl= La Fornarina
| livour=Raffaello Sanzio
| bloavezh=[[1518]]–[[1519]]
| doare=Eoullivadur war goad
| uhelder=85
| ledander=60
| mirdi=Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma}}
 
 
 
''Poltred un itron yaouank'', pe '''La Fornarina''' zo un [[eoullivadur]] war goad gant [[Raffaello Sanzio]] graet etre [[1518]] ha [[1519]] .
 
Sinet eo an oberenn war dro-vrec'h an itron: “RAPHAEL URBINAS”.
 
 
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Citata per la prima volta dal Corasduz che la vede nella collezione Sforza di Santafiora, come "una donna nuda ritratta dal vivo, mezza figura di Raffaele"; poi notato dal [[Chigi]] nella collezione Boncompagni, dai quali fu acquistato dai [[Barberini]], è citato negli inventari Barberini dal [[1642]].
Il dipinto è il ritratto della donna amata da Raffaello, raffigurata anche nella ''[[La velata (Raffaello)|Velata]]'' di [[Palazzo Pitti]], descritta dal [[Vasari]] e identificata in numerosi dipinti raffaelleschi. Il personaggio è al centro del mito romantico che nell'[[Ottocento]] ha dato origine alla ricostruzione pseudo-storica della figura della musa-amante del pittore e che portò all'identificazione, per altro non storicamente provata, dell'amata di Raffaello con Margherita Luti<ref>Il cognome viene riportato anche come Luzi o Luzzi ("Margherita Luzi o Margherita Luzzi", si veda per esempio: ''Benedetto Blasi, Stradario romano: Dizionario storico, etimologico, tipografico. Roma, 1971''. E anche: ''AA.VV. Annuario letterario e artistico del mondo latino. Società Elleno-Latina di Roma. Roma, 1908''</ref>, figlia di Francesco Senese (Francesco Luti di Siena, fornaio a Roma)<ref>Secondo lo storico dell'arte Carlo Astolfi Francesco Luti sarebbe discendente dai nobili senesi Luti, caduti in disgrazia nel XVI secolo. ''Carlo Astolfi, Raffaello Sanzio, scultore. Roma, 1935</ref>, entrata subito dopo la morte di Raffaello nel convento di Sant'Apollonia. Il dipinto, databile intorno al 1518 e il 1519, vicino all'anno della morte di Raffaello, rimase probabilmente nello studio del pittore e fu rimaneggiato e venduto dall'allievo ed erede [[Giulio Romano]]. La presenza della mano di Giulio Romano è alternativamente sottolineata o minimizzata dalla critica, analisi radiografiche hanno comunque individuato due successive stesure del dipinto, che aveva come sfondo un paesaggio leonardesco anziché il cespuglio di mirto sacro a Venere.
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==Notennoù==
<references />
 
==Liammoù diavaez==
*[http://www.beniculturali.it/fornarina/index.html Penaos e voe adkempennet al livadur]
 
 
 
{{Opera d'arte
|immagine= Raffaello - ElisabettaGonzaga.jpg
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[[Categoria:Dipinti di Raffaello]]
[[Categoria:Ritratti pittorici femminili|Elisabetta Gonzaga]]
[[Categoria:Dipinti negli Uffizi]]
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==Lennadurezh==
* Pierluigi De Vecchi, ''Raffaello'', Rizzoli, Milano 1975.
[[CategoriaRummad:Dipinti diLivadurioù Raffaello]]
[[Rummad:Mirdi an Ofisoù]]
 
 
 
[[az:Yelizaveta Qonzaqanın portreti]]